Palazzo Grimani

Il Museo di Palazzo Grimani è un istituto statale afferente alla Direzione regionale Musei Veneto. Antica e prestigiosa dimora di una delle più importanti famiglie del patriziato veneziano fino alla metà del XIX secolo, venne acquistato da parte dello Stato italiano in prelazione nel 1981. Il lungo restauro che è seguito, durato quasi trent’anni, ha permesso di ricostituire per quanto possibile lo stato originario dell’edificio e di riportare alla luce la bellezza delle sue decorazioni. A fine 2008 il Museo è stato finalmente aperto al pubblico ed è stato recentemente oggetto di un imponente riallestimento finalizzato a ricucire il rapporto tra il Palazzo e la collezione di opere antiche e moderne che esso ospitò nei secoli della Serenissima.
Il palazzo venne acquistato a fine Quattrocento dal patrizio Antonio Grimani, arricchitosi enormemente con il commercio del pepe e protagonista della vita politica e militare della Repubblica di Venezia, eletto doge nel 1521. Tale proprietà, a quel tempo composta da sole due ali e con le caratteristiche proprie della casa fondaco veneziana di stampo medievale, venne successivamente donata ai quattro figli e divenne la dimora di questo ramo della famiglia, da allora denominato “di Santa Maria Formosa”, dal nome del campo adiacente la dimora.
Tra gli anni Trenta e gli anni Sessanta del Cinquecento il Palazzo subì una radicale trasformazione a opera inizialmente dei nipoti di Antonio, Vettore e Giovanni Grimani, terminata da quest’ultimo alla morte del fratello: inizialmente venne fatta decorare ad affresco e stucco l’ala prospiciente il rio di San Severo, da artisti del calibro di Giovanni da Udine e Francesco Salviati, e successivamente vennero aggiunti due nuovi corpi di fabbrica, a costituire un edificio quadrangolare, anch’essi finemente ornati, con opere di Camillo Mantovano, Giuseppe Porta e Federico Zuccari: l’insieme, sia sul piano decorativo che architettonico, rievoca modelli antichi e porta a Venezia il gusto tosco-romano cinquecentesco, caso quasi unico in laguna. Giovanni, Patriarca di Aquileia, fu il vero artefice di questo rinnovamento nella seconda metà del Cinquecento e collocò nel Palazzo la sua celebre raccolta di marmi antichi, realizzando la celebre Tribuna, un ambiente creato appositamente per ospitarne il nucleo più significativo, in un stretto rapporto tra scultura e architettura.
Il palazzo fu per secoli uno scrigno contenente numerosissimi oggetti d’arte e preziosi, tra i quali, oltre ai marmi già citati, spiccano il Breviario Grimani, codice miniato oggi custodito alla Biblioteca Marciana, dipinti fiamminghi (tra cui La visione dell’Aldilà di Hieronymus Bosch, oggi alle Gallerie dell’Accademia di Venezia), ritratti di famiglia di Tintoretto, una raccolta di gemme e cammei e tavoli intarsiati con pietre dure. Nel 1587, il patriarca Giovanni, come già lo zio cardinale Domenico, donò la collezione di antichità alla città di Venezia, la quale venne collocata pochi anni dopo nel celebre Statuario presso la Libreria Sansoviniana in Piazza San Marco. Il resto della raccolta venne venduto, nel corso del XIX secolo, dall’ultimo dei Grimani, Michele ed è in buona parte disperso.
I marmi di Giovanni, ancora oggi di proprietà del Museo Archeologico Nazionale di Venezia, recentemente si sono resi protagonisti di una significativa operazione museologica che li ha visti tornare nella quasi totalità nella loro sede originaria, con l’esposizione “Domus Grimani”, realizzata in due fasi e in collaborazione con Venetian Heritage: il riallestimento della Tribuna (nel 2019) e della Sala del Doge (nel 2021), allestimenti oggi divenuti permanenti. Contestuali restauri hanno invece riportato la Sala di Psiche al suo assetto originario Cinquecentesco, permettendo la scoperta di un camino con Rilievo con Salamandra, da secoli nascosto all’interno di uno dei muri portanti.
Oggi il Museo di Palazzo Grimani, anche grazie alla feconda attività di valorizzazione e di produzione di eventi culturali che lo caratterizza e a un rinnovato rapporto con la città e le sue istituzioni, è tornato a essere al centro del panorama museale veneziano e ha chiuso il 2022 con un record di ingressi e alto gradimento da parte del pubblico.

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